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BARARE

(liberamente ispirato dalla poesia di un anonimo, dedicato ad una bambina che ho conosciuto troppo poco)


 

Uno, due, tre.

I numeri scorrono come sabbia in una clessidra. Scandisco le loro lettere come fossero rintocchi; risuonano al sentire l'irrefrenabile corsa del mio cuore, il modo in cui sembra non fermarsi mai, nonostante non viva in un mondo di rose.

Quattro, cinque, sei.

Scoppia una mina, perdo un battito; barcollo nel vuoto, sento le mani bruciare, mi fermo, respiro, continuo a contare.

Sette, otto, nove.

Ho 14 anni ed un giorno un'Ombra ha coperto la mia vita. So di essere diversa, so di non avere amici- eppure, mentre gioco a nascondino con la mia Infanzia, mi sento una bambina proprio come tutte le altre. Vero, vince sempre l'Ombra: ruba la mia Infanzia e urla "Tana, salvi tutti!"



Ma stavolta non arrivo a dieci.

Allargo un po' le dita per sbirciare, urlo "ti ho presa!" e lei non fa in tempo a sfuggirmi. Ho vinto io.

Ho barato, lo so. Ma è questo quello che fanno tutti i bambini.

Mentre tocca all'Ombra contare e il mondo distrutto gioca con se stesso alle mie spalle,

prendo la mia Infanzia per la mano e scappo dalle macerie. Quando siamo abbastanza lontano, le sussurro:

"Con quell'Ombra, io e te, abbiamo smesso di giocare.''



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