“I’m not in the mirror, I’m inside you. Let me guide you...”
Accendo la luce. Due accappatoi a terra, un phon scollegato dall’elettricità. La tavoletta del water è abbassata, ci sto seduta sopra.
È mezzanotte, ma non so che giorno sia. Sono stanca, e vorrei una sigaretta.
Ho i capelli spettinati e le mani sporche. Sposto con il piede una rivista, una di quelle che legge mio padre con le foto di donne nude. Mi alzo.
Il volto nello specchio è deformato, le lentiggini non hanno più il loro posto, il naso non va più all’insù; ragazze, ragazze, ragazze, si sforza il mio cervello pigro. Prendo la rivista tra le mani, carezzo le pagine. Mi verrebbe voglia di strapparle e tappezzarmi la stanza.
Recupero l’accappatoio, lo lego stretto in vita; “non è possibile”, penso mentre alzo i capelli in una coda, “non mi è mai successo”.

“Amore, ci sei? Sei in bagno da tantissimo!”
Lo so, vorrei rispondere. Ma mentre provo a spegnere la luce, i sensi di una colpa che non esiste mi fanno pesare le palpebre.
Non so come dirglielo.
Non so come dire alla mia ragazza che mi piacciono anche i maschi.
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