Oh guerriero senza armatura
Privato della propria artiglieria:
Non abbatterti da solo
Ciò di cui sei stato privato è un dono.
Suona orrendo all’orecchio
Andare in guerra senza un elmetto;
Armati i nemici saranno
Per il tormento soffrirai tanto.
In ginocchio col capo chino
Ormai arreso attendi il becchino;
Le lacrime inondano il volto
Sfregiato con un naso rotto.
Come ultimo pensiero
Un sogno bizzarro ti lascia sgomento;
In picchiata, sulla pelle, avvoltoi
Gelosi strappano dall’anima i tuoi fiori.
D’improvviso un fascio luminoso
I tuoi occhi acceca al sol primo colpo;
Pervasa la tua anima da una forza immane
Vogliosa di frantumare l’intero arsenale.
Oh guerriero; alzati!
Nessuno può annichilire il tuo coraggio,
Capace di agguantare ogni traguardo;
Impaurito il volto della morte
Con la sua ascia fugge nella sua antica forte.
Valoroso è il guerriero
Che si scaglia contro il male terreno;
Grintoso è il guerriero
Affamato di un solenne respiro di sollievo.
Trepido è il suo gran cuore
Che affronta ogni singolo orrore!
Francesco Moccia
Stavolta parlo io.
Perché Francesco Moccia mi ha inviato questa poesia tramite storia di Instagram un giorno qualsiasi in cui, chiaramente, ero impegnatissima. Un po’ come le ultime settimane, quando sono stata risucchiata dai libri causa esame di maturità imminente... E quindi, di fatto, non ho avuto molto tempo per discutere con lui di femminismo moderno. Perché io sono fatta così: o rispondo per bene ai messaggi, o non rispondo. Non dico che sia giusto, dico solo che sia così.
I miei amici, lui compreso, ci hanno fatto l’abitudine...
Visto che oggi è il suo compleanno, però, la sua chat devo aprirla per forza. Anzi, dovrei proprio fargli gli auguri. Forse bastava un semplice messaggio, però a me piace fare sempre le cose in grande e quindi ho cambiato la programmazione e addirittura inserito un episodio speciale di #PoesieEmergenti solo per lui. E per farlo conoscere a tutta questa piccola, straordinaria community.
Perché questi versi che lui ha scritto potrebbero raccontare la vita di molti. Un elogio all‘incessante guerra della vita e un invito a non arrendersi mai, anche con il naso rotto e il volto sporco di lacrime; una storia d’amore e di coraggio di una persona che si sente inadatta, che non crede di avere più le armi giuste per lottare, ma che alla fine trova la forza in sé, e non nel suo elmo. E questo slancio eroico che si riconosce non è dettato dalla paura della morte, come inizialmente sembra essere; è più la paura del niente, degli avvoltoi che portano via i fiori. È il terrore di annichilirsi, di essere nessuno, che inevitabilmente dà la consistenza del per sempre.
Ma ciò che è meglio, è che io Francesco lo conosco e so benissimo cosa voleva raccontare. Riuscirei a prendere ogni verso e a dipingere il momento della sua vita cui si riferisce; ma non posso farlo, perché io recensisco, analizzo, illustro, ma non svelo il senso della poesia, quello che conosce solo l’autore. E che conosco anche io, visto che me ne ha parlato. Ma resterà un segreto.
Un plus ultra.
Una paura di un niente che diventa per sempre.
Nel frattempo, però, se si vuole, si può provare a cercarlo, nelle sue parole, nelle mie, in quelle di ogni altro artista; perché l’eredità che lascia la poesia è sempre sospesa tra lettore e scrittore, e non appartiene mai del tutto alla penna, non più delle mani che la sfiorano.
Buon compleanno a Francesco con quel dipinto di Chagall che un po’ sembra prendere l’essenza della sua poesia. E con questa riflessione che mi ha fatto fare, per l’ennesima da quando ci conosciamo.
Continua a rialzarti, ché gli avvoltoi sono lontani...
Irene Mascia
REALISMO
Credi di star toccando il cielo
Ma in realtÃ
È solo il soffitto
-(a Francesco, che per fortuna, vuole sfondare il soffitto per andare nello spazio)
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