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FraSté: dai nostri Graffi le sue Parole

Esiste la poesia.

Quell‘arte nobile che nessuno ascolta, nessuno legge, quel genere letterario che poi d’altronde non è un genere, quello che piace solo a chi lo scrive e di cui nessun altro, presumibilmente, acquisterebbe mai un libro. Esiste chi scrive poesia.

Chi sogna in grande guardando a questo mondo difficile, maledetto. Chi prova a volare tra schemi di parole fittizi, astratte figure retoriche senza valore, per arrivare ad un punto cui spesso non è nemmeno avviato.


Poi, esiste la non-poesia. Quella di cui parlava Eugenio Montale. Il prodotto, il capitalismo, la furia forsennata del consumismo esasperato che avvolge e travolge con i suoi cartellini prezzati ciò che un prezzo non dovrebbe avere; in ultimo, esiste la poesia emergente del XXI secolo. Che è un po’ la sintesi di tutto il precedente detto, ma che è anche una ribellione a sé.

Una poesia che è una ribellione a se stessa.



Dai graffi del cuore…


Ma perché riflettere ogni giorno negli stessi termini di cosa è o non è la poesia?


Francesca Stefania Rizzo, meglio conosciuta come FraSté, è una persona, una donna e infine un architetto. Precisamente in quest’ordine.

Si presenta così tra le prime pagine della sua raccolta di poesie Dai Graffi del Cuore Nascono Parole, prima di cedere il posto alle sue effettive parole. Non parla di sé come poetessa, non chiama nemmeno i suoi versi poesia.

Sente quasi di non volerli elevare ad una condizione apparentemente così alta, a lasciarli nella loro diretta conseguenza dei graffi sul cuore causati dalla vita, un po’ come se le parole fossero l’oro nel kintsugi.

 


Il kintsugi è una tecnica giapponese, citata dall’autrice nella prefazione, che consiste nel riparare un oggetto rotto versando oro tra i cocci. Così che da ogni crepa nasca un’opportunità.



Alla tecnica del kintsugi sono ispirati anche i bellissimi disegni che accompagnano ogni “graffio”. Il cuore incastonato, motivo portante dell’opera, sembra tenere su i suoi cocci.


 

Per questo, adotta scelte che non sono scelte: rifiuta la metrica, dà un ritmo cadenzato e quasi involontario a ciò che scrive, sfrutta strutture tipiche della poesia per bambini per narrare di temi adulti.


…nascono parole

Ma di che graffi parla FraSté? Quali sono i graffi del suo cuore?


FraSté, persona, donna ed architetta, è stata graffiata tante volte. Di problemi ne ha avuti, tanti; ma se si volessero raccontare nel dettaglio storie strappalacrime che la coinvolgono, si rimarrebbe a bocca asciutta.

Perché il dolore che lei ha provato, quel dolore che l’ha portata a scrivere poesie, è il dolore delle persone comuni che affrontano problemi di ogni giorno.

Che si tratti di rotture, di famiglia, scuola, università o lavoro, la vita ci mette davanti prove più o meno ardue che, continuamente, ci spingono a credere che sia giusto gettare la spugna. Ci rompono in cocci.


Ed è qui che nascono parole. È qui che vengono versate come l’oro per risanare i nostri pezzi.


Il senso di questo libro è comunitario, sociale. FraSté è una persona comune che scrive per le persone comuni, che spera di essere d’aiuto, che lascia, all’interno del suo stesso libro, le note del cuore per spingere i lettori a buttar tutto fuori; mentre i disegni completano il senso profondo delle sue parole e la struttura schematica porta a concludere il libro con una scorrevolezza immediata, si avverte propria la definizione di graffio.

Eppure, a differenza dell’operazione della stessa autrice, non si riesce ad escludere la poesia.


Esiste la poesia, i poeti, la non-poesia, questo iperbato che rifugge a sé, il capitalismo, il consumismo ed i graffi. Quelli che tutti noi sentiamo sulla nostra pelle. Quelli che un’autrice emergente ci spinge a condividere.


E che, inevitabilment, diventa un po’ nostro.


Parola all’autrice


-Ciao FraSté! Inizio con il congratularmi per il tuo lavoro incredibilmente innovativo. L’accostamento tra poesie e disegni è sensazionale, e soprattutto aiuta a tenere un filo all’intera opera!

Da dove nasce quest’idea?

Ciao! Prima di tutto grazie di cuore per le tue parole, ma soprattutto per aver capito e apprezzato il mio lavoro. L’idea nasce assolutamente per caso ed in modo spontaneo e naturale, perché spesso le mie parole descrivono immagini che mi compaiono nella mente materializzandosi all’improvviso poi in versi. I miei graffi sono nati proprio così, a volte da immagini divenute parole, altre da parole che descrivevano immagini… a quel punto mi sono chiesta ‘Perché non metterle insieme per dare loro un senso ancora più profondo e permettere anche a chi legge di vederle e sentirle come le ho percepite io?’


-Motivo ricorrente dei tuoi disegni è un cuore incastonato, come spieghi tu, “per evitare che i suoi pezzi si spargano”. Credi che sia un motivo presente anche nelle poesie, nei tuoi “graffi”? È per questo che hai scelto di riprodurlo nella parte grafica?

Assolutamente sì, perché il messaggio dei miei graffi è sempre e comunque legato alla resilienza e alla voglia e alla forza di rialzarsi, nonostante tutto. Nelle mie parole, come nei miei disegni, i pezzetti di cuore sgretolato vanno rimessi insieme, non importa in quale ordine, ma tutti di nuovo uniti per far nascere dalle macerie sempre nuove opportunità.


-La scelta di riportare alcuni pensieri direttamente in inglese è dettata da ragioni di metrica o di contenuto? In qualche modo hai scelto di utilizzare la lingua inglese come modo differente di raccontare determinate situazioni?

Usare la lingua inglese non è propriamente una scelta, se non la scelta di lasciare arrivare le parole e i pensieri nella loro purezza e nella forma che hanno scelto per lasciarsi catturare e poi scrivere. Nessuna forzatura né traduzione voluta, nessun tipo di distinzione tra emozioni da raccontare, semplicemente libertà di espressione nella sua purezza… conservata, come per i disegni e le parole nella nostra lingua, anche per i pensieri che sono nati naturalmente in lingua inglese.

(e a proposito della lingua inglese… se qualcuno avesse difficoltà nel capire le sue poesie in lingua basta contattarla per avere la traduzione! ndr)



Scambio di graffi


-Qual è il graffio cui sei più affezionata?

FraSté: HOPE è la prima poesia nata come graffio durante la prima fase della pandemia, è poi diventata anche una canzone rivista da un mio amico cantautore, e mi ha regalato la voglia e la speranza di affrontare quel brutto periodo vissuto in solitudine rendendolo costruttivo al punto di portarmi a realizzare un sogno.


Irene: non ho la prospettiva dell’autrice, ma sono chiaramente affezionata a RICUCIRE DI LUCE. Che è dedicata a me, non per vantarmi.

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-Quale lèggeresti a chi sta affrontando un momento difficile e ha bisogno di rialzarsi?

FraSté: Senza dubbio LA VALIGIA CON LE ROTELLE… arriva sempre e per chiunque il momento di fare una scelta trovando il coraggio di andare via… saper andare via è il solo modo per rialzarsi e iniziare un nuovo viaggio con una nuova valigia tutta da riempire… e con le rotelle.


Irene: un po’ tutto il libro può essere adatto a questa idea. Ma sono molto legata a BACK TO MYSELF.

-Quale graffio lèggeresti ad una ragazzina che si sta approcciando al mondo della poesia?

FraSté: Probabilmente SFIABANDO per raccontarle che la poesia può essere profonda e significativa, che può portare a riflettere e consegnarti un messaggio… anche con parole semplici, con ironia, e facendoti sorridere. La profondità non è necessariamente sinonimo di complessità e pesantezza.


Irene: trovo di una dolcezza infinita PER?… CHE VERRÀ (LULLABY). Non so se l’avrei gradita da bambina, ma son certa che mi avrebbe senz’altro smosso qualcosa.

-Quale ad una donna che ha bisogno di maggior consapevolezza di sé?

FraSté: Sicuramente NOT YOU BUT ME perché non dobbiamo mai dimenticare che, quando è il momento di scegliere e non ci sono più alternative, quando la vita ci mette spalle al muro chiedendoci di prendere una posizione netta… la scelta giusta siamo sempre e solo NOI!

Poi sicuramente QUELLO CHE NON C’E’ e ECLISSI… perché non dobbiamo mai dimenticare che, quello che siamo e chi siamo non può e non deve mai essere oscurato né messo in discussione, perché non essere abbastanza o non piacere a qualcuno… non significa non essere speciali!


Irene: io dico HOPE. D’altronde lo suggerisce anche iL titolo.


-Quale dedicheresti a te stessa più di ogni altro?

FraSté: RED è il graffio che più mi rappresenta e che credo, in assoluto, riassuma il messaggio di quello che ho provato a raccontare e condividere con il mio progetto fatto di parole e disegni.

EFFETTO QUARANTENA (lettera a me stessa) perché è la prima vera lettera d’amore che mi sia mai stata scritta… e da meeeeeeeeeeeeee!!!

MON IN THE HEART perché mi ha aiutata a guardare il mio graffio più grande e doloroso e ad accettarlo

Irene: mi dedico EMPATIA per il forte senso di comunanza femminile e mondiale. Un’empatia che ho davvero sentito; un obiettivo di vita, quasi.


-Ci sono graffi più recenti che vorresti fossero nel libro?

FraSté: Tantissimi! Ma sono graffi nuovi e portano un messaggio differente, quindi è giusto che il libro sia completo così com’è con i suoi di graffi… Quelli nuovi probabilmente diventeranno un nuovo libro che porterà un messaggio di nuova consapevolezza e graffierà in modo diverso.


 

Graffi personalizzati


Quando prima parlavo di “poesia dedicata a me”… Non scherzavo, nemmeno un po’. Perché in nome della poesia, in nome della bellezza e del sociale, FraSté ha avviato un progetto nuovo, meraviglioso.


Dopo una chiacchierata al telefono con me, ha scritto, sulla base di una mia esperienza di vita, questa RICUCIRE DI LUCE.

E la cosa più bella è che è ben lieta di farlo con chiunque glielo chieda.

Chissà… Magari un giorno tutti questi graffi diventeranno un libro.

E sarebbe un libro di tutti.

Più di quanto questo lo sia già.

 

Lascio i miei classici link utili!

Presentazione in diretta del libro e del progetto: https://www.instagram.com/tv/CVLquKFqTAx/?utm_medium=copy_link



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