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La Fragilità dell’Essere: Miriam Manno ci racconta il mondo

Ha ancora senso, nel 2021, scrivere e pubblicare una raccolta di poesie?

In un panorama dal quale escono come funghi ma sembrano essere sempre più rintanati ed emarginati, i poeti sono sempre in bilico tra privilegiati cantori della realtà e studenti di lettere che non fanno mai leggere i loro versi ai colleghi.

Cosa sia Miriam Manno, se l’una o l’altra o entrambi, non possiamo davvero saperlo leggendo la sua silloge; anche perché, d’altronde, la poesia al termine ne esce rivoluzionata in una prosa puntuale, quasi senecana. Ma procediamo con ordine.



 

Tra le pagine di un libro mi perdo.

Mi smarrisco in un mondo incantato.”

(pag. 42, “Mondo di carta”)

 

La vita è delicata…

“La fragilità dell’Essere” è la prima raccolta di poesie dell’autrice siciliana, pubblicata indipendentemente (come lei stessa tende a precisare) e in uscita su Amazon il primo ottobre del 2021. Impaginazione ed editing sono stati affidati a Simona Citarrella, mentre la grafica è a cura di Filippo Giordano; la presenza di queste due figure, sebbene anche loro emergenti, porta la raccolta ad essere non solo squisitamente valida da un punto di vista letterario, ma anche un gioiellino grafico ed una raccolta di disegni che danno l’anima e rendono ancor più scorrevole la poesia.

Se infatti si dovesse pensare ad un aggettivo per descrivere la raccolta, il primo che verrebbe in mente sarebbe proprio “scorrevole”; il linguaggio diretto, colloquiale, l’unione con altre forme artistiche stabiliscono un tempo di lettura ridotto e piacevolissimo.


Altro elemento a favore di una lettura particolarmente dilettevole è la divisione puntuale in sezioni, che aiuta a non generare disordini nel lettore e a tenere altissima l’attenzione.


Ma al di là di qualsiasi aspetto tecnico, che è certamente da individuare ogni qualvolta si racconta di poesia, vien da chiedersi: ma allora, questo libro, di che parla?



.come i petali di un fiore di cristallo

Questo libro parla di noi.

E d’altronde come non poteva, visto un titolo così esplicativo?

 

”È giusto adeguarci al nostro presente, ma nella commedia della vita io interpreto il ruolo del dissidente. Cosa ho notato? Mi sono accorta che chi è fragile, sensibile, è deriso: vince il più forte”.

(pag. 89, Titolo: La fragilità dell’Essere)

 

La poesia è scoraggiata, qualsiasi disciplina umanistica viene relegata ai margini della società e all’uomo viene insegnato a non piangere, né sanguinare; all’umanità intera viene detto di non essere fragili.

Ed è proprio per questo che Miriam Manno vuole riscattare la poesia, vuole riportare alla ribalta l’essenza umana e la sua stessa fragilità. Scarnisce il senso stesso della parola, le fa attraversare le strade della metrica per poi scomporsi in aforismi ed, infine, in prose.


La divisione in sezioni

La parola è un mezzo potentissimo, e in qualsiasi sezione si destreggi, ha da sé molto da raccontare; che si tratti dell’”inizio di un amore”, descritto con l’efficacia di un classico, o della fase di accettazione della sua fine, sciolto in versi molto più liberi con effetti contrapposti, colloquiali. La parola, spesso arricchita da disegni che le regalano contesto, immagine, anche anima, è la vera protagonista del viaggio che si percorre leggendo.


E così la fine di un amore ritorna alla sua ciclicità grazie ad un disegno, la visuale si ampia su componimenti a tema civile e la sofferenza individuale diventa collettiva; come su un romantico filo conduttore si passa all’escapismo, una sezione a sé che mantiene intatta la critica alla società che costringe l’uomo a rifugiarsi in altro pur di non affrontarla, ed è da questo istinto che deriva la fragilità.


Una fragilità che culmina in aforismi e prose, domande al lettore, risposte generiche e motivazionali; perfino le pagine di ringraziamento sembrano perfettamente inserite in un romanzo poetico che, ciclicamente, riprende da dove si interrompe.


Dalla fragilità alla poesia

Miriam Manno riscatta così il mondo in cui vorrebbe vivere. Non relega la poesia al suo vorrei, sceglie di dipingerla per tutti. E chiusa la sua raccolta, perfino la copertina ha un senso diverso; è il senso che ciascuno di noi ha letto nella vita dell’altro.

Ed è per questo che sì, nel 2021, ha ancora senso scrivere poesia - forse più che in qualsiasi altra epoca.




 

Segnalazioni di Irene

1. Questa poesia, a pag. 59, parla di me più di quanto probabilmente Miriam volesse. Ora che sto per iniziare l’università, ogni volta che penso concretamente al mio futuro e mi rendo conto che le mie ambizioni fanno a schiaffi tra loro, capisco che dovrò rinunciare a qualcosa. E allora mi chiedo: dove è finita l’Irene di qualche anno fa? Quella che non si è mai arresa nemmeno per un’unghia dei suoi sogni?

Ecco, io non lo so cosa succederà nel mio futuro. So solo che, per il tempo di dodici versi, i miei strambi pensieri si sono sentiti a casa.


2. Com’è bella l’arte quando impara dal passato e lo reinventa. Quando si crede che sia stato realizzato ormai tutto, e poi quel tutto diventa niente per ritornare tutto ancora. Grazie, Filippo.


3. Ho presentato il libro di Miriam un giorno prima della sua uscita in diretta sul mio profilo Instagram. Abbiamo chiacchierato di tante belle cose, nonostante alcuni problemi tecnici.

Ecco il link (la diretta inizia al minuto 8):


4. Se sei arrivato fin qui, ti lascio il link per acquistare il libro. Ti garantisco che ne vale la pena!




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