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La psicoterapia del futuro: L'arte


Quanti tra voi lettori possono vantare una salute mentale impeccabile? Quanti tra voi possono dire di non aver mai vissuto dei momenti di forte sconforto e tristezza? Quanti di voi non si sono mai sentiti soli e abbandonati a sé stessi in questi momenti di “down”? Spero siate in molti, ma non credo che sia un valore realistico. I dati dicono che almeno 1,5 milioni di persone, solamente in Italia, soffrono di patologie come la depressione, mentre circa 6 milioni di persone hanno vissuto almeno una volta episodi depressivi di vario grado e intensità. La dura verità dei fatti è che si tratta di una condizione molto più comune e diffusa di quanto vorremmo ammettere. Ciononostante, ogni volta il flusso di pensieri è sempre il medesimo: “Sono da solo in questo percorso”. È facile nei momenti di sconforto dimenticarsi che siamo circondati da persone nelle nostre stesse condizioni, se non in condizioni ben peggiori.


Nei casi migliori, la soluzione ricade nella psicoterapia dove grazie a uno sfogo e a un senso di “vicinanza” e di comprensione pian piano si comincia a stare meglio. Ma cos’è esattamente che aiuta nel parlare con qualcuno dei nostri stati d’animo? Sono le parole che ci vengono dette. Le parole, specialmente se scelte con criterio e rigore, hanno un potere immenso che spesso ci dimentichiamo. Ma allora, se il potere sta nelle parole e non nell’interlocutore potremmo trovare la stessa potenza curativa in qualcosa di diverso. Magari non serve per forza un interlocutore o un mediatore. L’arte potrebbe assolvere allo stesso compito. La poesia, la letteratura, la musica. Sono tutte forme d’arte che ruotano attorno all’uso delle parole per esternare una determinata emozione o per comunicare un messaggio a colui che si trova dall’altro lato di questa “muta conversazione”. Una muta conversazione che, per chi ascolta nel modo giusto, è caotica. Cosa possono fare nello specifico le parole per noi? Mettiamo ad esempio di trovarci in uno di quei momenti di apparente solitudine depressiva; ascoltando una canzone o leggendo una poesia potremmo renderci conto che anche lo scrittore di tali parole ha o sta provando quelle stesse nostre emozioni. E magari anche gli altri individui all’altro lato della cornetta stanno ascoltando quelle parole perché nella stessa condizione nostra. E allora significa che non siamo da soli, significa che non bisogna mai scoraggiarsi perché non siamo da soli in questa battaglia. Siamo molti soldati separati solo dalla parola, dalla comunicazione. Nel mondo siamo tutti individui con migliaia di storie diverse, ma comuni unibili solo grazie al potere della parola nel momento in cui parliamo tra di noi.


Partendo dalla poesia un monologo estremamente rinomato che fa al caso nostro è l’Amleto (atto 3, scena 1):


Essere o non essere, questo è il problema. Ciò che è più degno di incoraggiamento, subire i colpi penetranti dell'ingiusta fortuna, o opporre le armi a questo torrente di calamità, e finirli con audace resistenza? Morire è dormire. Non più? E per un sogno, diciamo, le afflizioni sono finite e i dolori senza numero, retaggio della nostra debole natura... Questo è un termine che dovremmo chiedere con entusiasmo. Morire è dormire... E forse sognare Sì, e vedi qui il grande ostacolo, perché considerando cosa sogni può avvenire nel silenzio della tomba, quando avremo abbandonato questo bottino mortale, È un motivo molto potente per smettere. Questa è la considerazione che rende così lunga la nostra infelicità. Chi, se così non fosse, sopporterebbe la lentezza dei tribunali, l'insolenza dei dipendenti, gli oltraggi che pacificamente riceve il merito degli uomini più indegni, l'angoscia di un amore sottopagato, le lesioni e i danni dell'età, la violenza dei tiranni, il disprezzo degli orgogliosi? Quando chi soffre, poteva procurare la sua quiete solo con un pugnale. Chi potrebbe tollerare tanta oppressione, sudorazione, gemendo sotto il peso di una vita problematica se non fosse per la paura che ci sia qualcosa oltre la Morte (quel paese sconosciuto dai cui confini nessun camminatore ritorna) ci imbarazza nei dubbi in e ci fa soffrire i mali che ci circondano; piuttosto che andare alla ricerca di altri di cui non siamo sicuri? Questa lungimiranza ci rende tutti codardi, così la tintura naturale del coraggio è indebolita con le pallide vernici della prudenza, le aziende più importanti per questa sola considerazione cambiano strada, non vengono eseguiti e si riducono a vani disegni. Ma... La bella Ofelia! Ragazza divertente, Spero che i miei difetti non vengano dimenticati nelle vostre preghiere.


Io stessa ho composto una poesia riguardante questo stesso tema cercando di sottolineare il nesso tra questo stato mentale e la guerra, perché dopotutto si tratta di una guerra mentale contro sé stessi per la sopravvivenza.


Quei soldati di legno

Hanno smesso oramai di marciare

E la voce filtra dalle fessure;


una battaglia è persa nel sangue.


Quei soldati di vetro

Hanno smesso oramai di marciare

E un’ombra filtra dagli spifferi;


una battaglia è persa nel sangue.


Quei soldati di cartongesso

Hanno smesso oramai di marciare

E un fluido penetra dall’infiltrazione;


una battaglia è persa nel sangue.


Anche quell’ultimo commilitone

Ha smesso oramai di marciare

E l’angoscia sgorga dalle crepe;


la guerra è già persa

e nessuno piange quell’esercito.


Cosa ci stanno dicendo queste parole? Che potere stanno trasmettendo al lettore? Io credo proprio che siano parole forti che trasmettono una voglia di essere ascoltati, un bisogno di capire, un bisogno di risposte, ma soprattutto la necessità viscerale di stare meglio. E nessuno sarà mai da solo in questa battaglia. Siamo tanti soldati che lottano per la stessa causa, la vita. Alcuni cadono, altri si rialzano, ma la guerra andrà avanti fino alla vittoria. Questo viene più chiaramente espresso in alcuni brani musicali:


· The Rising – Dallas Stars:

It's time to clash, it's time for war This is a fight worth fighting for Right here tonight My fire is burning

We won't stop fighting 'til we win We won't stop fighting 'til we win Everyone stand up again 'Cause this is the rising


· Fight – All Good Things:


Fight like you'll never die Fight to stay alive Fight to raise the crown Fight to take them down Fight like you're gods and monsters Because you want to To save a life Fight for you and I Fight, Fight Fight for you and I Fight, Fight


Sono molteplici le opere artistiche, letterarie o musicali che siano, che ci trasmettono parole di conforto e di sostegno. Basta solamente cercarle. Che sia meglio cercarle da altri individui prima ancora di cercarle dalla psicoterapia? Che sia meglio forse cercare, essendo l’uomo un animale sociale, di creare una rete di supporto ancora più radicata piuttosto che un colloquio a due? La mente umana è uno spettro di emozioni varie e complesse e non si può evitare la natura umana. Non ci sono scorciatoie. Allora facciamo qualcosa di utile con esse. Vi esorto a scrivere, a comporre, a dipingere se preferite quella “muta conversazione” fatta di stimoli visivi piuttosto che di parole scritte; ma trovate un vostro modo ed esternate i vostri stati d’animo. Fate sapere al mondo là fuori come state, evitiamo questa sensazione di profonda solitudine. Perché è sempre più facile sentirsi soli in mezzo a folle di persone, ma la strada più facile non sempre è quella più giusta.


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