Ciao, universo, è a te che mi rivolgo,
Ciao, universo, se mi senti batti un colpo,
Perché, nonostante tutto, sono ancora lì, sull’orlo,
Perché, nonostante tutto, ho paura che mi sporgo.
Ho paura di cadere nel buio più profondo,
Di scoprire che la vita in fondo è solo un pozzo
Di bugie, da cui non puoi più uscire,
Perché un pazzo qualsiasi ti ci ha buttato dentro.
Caro universo, dimmi: la vita ha senso?
C’è un verso giusto o tutto ha un doppio senso
Di marcia? Dimmi se è giusto marciare
Per difendere i confini
Di una terra promessa trucidando dei bambini.
Dimmi se è giusto dare un senso al tuo dolore
Riversandolo su chi predica un’altra religione.
Tu, popolo causto, il dolore lo conosci bene,
Non usarlo contro chi per te prega un’inutile fede.
“Perdona chi ti ha ferito, abbraccialo adesso
Perché l’impresa più grande è perdonare se stesso”
No, non è un comandamento, e nemmeno un sermone,
Ma solo utopiche parole di un certo Simone.
Chissà se mai ci riusciremo, o se l’impresa più grande
Sarà la nostra più completa distruzione.
Nel frattempo sono qui, al sicuro, seduta a scrivere,
A conservare i miei sogni e continuare a respirare
Nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia,
Per amare e onorare tutti i giorni la mia vita.
Futura
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