“Mi chiamo Giancarlo Catino e credo nell’amicizia” … No, stavolta non è Giancarlo a parlare, né Valentina, né alcun personaggio uscito da qualche monologo di Paola Cortellesi. A raccontarci la sua storia è Anghel Gabriela Florentina, e lo fa in maniera semplice, schietta, personale. Quando si scrive un monologo del genere si incorre nel pericolo di raccontare qualcosa di scontato in modo scontato, o peggio, che si dica “ah sì, questo è come il monologo di tizio”. Non Gabriela, che sì, è vero, scrive il suo monologo sulla falsariga di quello della meravigliosa Paola Cortellesi, inimitabile e – a mio modesto parere – inarrivabile. Gabriela però non ha tempo da perdere nel creare lo stampino di qualcosa che ha una vita propria: lei pensa solo a raccontare la sua storia, senza fronzoli, senza vittimismi inutili, perché scrivere le fa bene. Lei parla col cuore, e al cuore ci è arrivata, almeno al mio. Forse è così che ci si distacca da una scarna narrazione autocelebrativa di vicende vissute ma vuote, forse è così che si dà vita a un monologo vivo, che fa immergere il lettore nella vita dell’autore, senza però spostare troppo il focus su quest’ultimo.
Ma chi è Gabriela? Gabriela è una ragazza siciliana e romena. La sua “doppia identità” non è mai stata un problema per lei, almeno fino a dodici anni. D’un tratto ciò che per Gabriela era stata una ricchezza si trasforma in motivo di scherno. Ma Gabriela non si abbatte: le parole degli altri, seppur facciano male, non le tolgono la sua allegria prorompente. Lei non vuole che gli altri decidano per lei chi diventare, soprattutto se questo vuol dire diventare la peggiore versione di sé stessi. E poi, forse, ridendo sempre e mostrando il sorriso, i pensieri si spengono, insieme agli insulti della gente, come fossero tanti interruttori che lei può comandare come vuole – magari fosse così –. Gabriela continua, dunque, a fare l’amica di tutti, ad essere la ragazza che, quando manca, il gruppo si spegne, perché sì, si fa caciara, ma non come quando c’è Gabriela. Gabriela è una ventata d'aria fresca, e chi la prende di mira lo sa. “Romena di merda” continua a risuonare nella sua mente quando cammina, quando studia, quando si interfaccia con il mondo esterno, potenziale nemico. E lei sorride, e lei fa caciara, come quando era piccola e la chiamavano “peperoncino”.
Gabriela oggi ha diciotto anni, è fiera di ciò che è diventata e non vede l’ora di scoprire quali panni indosserà la donna di domani. Guarda il futuro con i suoi occhi allegri e le sue guance rosse, rimaste da diciotto anni tali e quali, non si vergogna di sporcarsi ancora con le pizzette e, se dovesse esserci qualcuno che la fa sentire, per l’ennesima volta, inadeguata… “respiro e guardo Erika, Martina, Gioia, Sofia e Eleonora […] alzo gli occhi al cielo […]. Ho 5 spalle, […] so di poter contare su di loro e sorrido perché mi sento giusta”.
Mi chiamo Anghel Gabriela Florentina
Mi chiamo Anghel Gabriela Florentina, ho 3 anni e delle grandi guance rosse; è il mio primo giorno all’asilo, non so parlare l’italiano e non ho mai visto così tanti bambini, ma sono tutti simpatici e amorevoli. Mia mamma invece è preoccupata perché non vuole lasciarmi sola di nuovo, perché in Romania vivevo con i miei nonni. Invece i miei genitori si sono trasferiti a Gela per lavoro.
Sono le 16:30, mamma è appena venuta a prendermi e sta parlando con la maestra, la scuola mi piace, e c’è una bimba con cui ho fatto amicizia ma ogni volta che provo ad abbracciarla lei si allontana, spero di rivederla domani!
Sto imparando l’italiano e lo sto insegnando ai miei genitori, ma odio il grembiule e mi sporco sempre con le pizzette.
Mi chiamo Anghel Gabriela Florentina, ho 6 anni e delle grandi guance rosse, sono in prima elementare, mi piace studiare, mi piace parlare e le maestre mi chiamano “peperoncino” … infatti la mamma mi rimprovera e mi dice sempre che a scuola non si parla! La bambina che non voleva abbracciarmi mai è la mia migliore amica, si chiama Gioia, stiamo sempre insieme e inventiamo tanti giochi. Faccio tante recite e le maestre mi mettono sempre in prima fila, non mi piace fare palestra e odio la capriola e al suo posto faccio il rotolino, odio il grembiule e mi sporco sempre con le pizzette.
Mi chiamo Anghel Gabriela Florentina, ho 12 anni e delle grandi guance rosse, la scuola non mi piace più, non sono felice. I ragazzi mi giudicano e non sono più a mio agio. I professori sono bravi e gentili, ma nessuno si preoccupa per me. Frequento il secondo anno delle medie e piango spesso, sono sempre stata emotiva ma è sempre più difficile riuscire a non piangere davanti a tutta la classe dopo le solite battutine… Le cose che mi dicono mi fanno sentire sbagliata, ma cerco di essere forte perché prima o poi smetteranno ecco perché a mamma e papà non dico niente.
Ho 13 anni, sono a Napoli in gita didattica, per il viaggio organizzato dalle scuole per i ragazzi di Terza media, sto uscendo dalla porta della pizzeria dove stiamo pranzando e ancora una volta mi chiamano “Rumena di Merda”, non vedo l’ora di tornare a casa, il mio cuore si spezza e viene sempre ricucito dalle stesse persone, le mie amiche di sempre. Eleonora è una di queste ragazze, una delle poche che riesce a trovare le parole giuste al momento giusto, una di quelle ragazze che ti dicono le cose in faccia anche quando non vorresti sentire la verità…, Gioia è sempre al mio fianco, mi da tanti consigli, c’è un legame che spero non si spezzi mai!
Mamma e papà hanno parlato con il preside, non cambia nulla, non vedo l’ora di iniziare il liceo e di cancellare tutti i numeri dei miei compagni.
Mi chiamo Anghel Gabriela Florentina, ho 18 anni e delle grandi guance rosse, frequento il liceo Linguistico e sono al quinto anno; ho scelto le lingue perché ho la possibilità di poter comunicare con gli altri, è una cosa scontata da dire ma l’unica cosa che mi fa davvero stare bene è parlare, poter dire il mio parere e ascoltare l’opinione degli altri.
Mi è capitato spesso di parlare o di affrontare il tema del “bullismo” in questi 5 anni, quando qualcuno ne parla in classe, chiudo gli occhi per un secondo, e penso a quando piangevo nel bagno della scuola o quando mi aggrappavo al cuscino la notte e piangevo, sola e in silenzio. A quel punto, riapro gli occhi, respiro e guardo Erika, Martina, Gioia, Sofia e Eleonora… purtroppo Eleonora non c’è più, quindi per posare il mio sguardo su di lei ogni volta che la penso alzo gli occhi al cielo e credo e spero che lei mi stia guardando. Ho 5 spalle, le chiamo così perché so di poter contare su di loro e sorrido perché mi sento “giusta” e adeguata con loro.
Essere vittima di bullismo significa guardarsi allo specchio e chiedersi “PERCHÉ SONO SBAGLIATA?”, essere vittima di bullismo significa piangere costantemente e sentirsi inadeguata e per questo ridere spesso, fare battute, mostrarsi sempre pronta a scherzare e a fare festa… essere vittima di bullismo significa sentirsi continuamente da sola quando invece sei circondata da persone che ti voglio bene come i miei amici e la mia meravigliosa famiglia, che non è poi così grande considerando che principalmente siamo sempre stati io, mia mamma, mio padre e qualche parente acquisito qua e là, ma non mi è mai mancato l’amore di una vera e grande famiglia, ho sempre avuto tutto ciò che desideravo e adesso posso solo ridere in faccia a tutti quelli che mi hanno fatta stare male, senza vergognarmi più! PERCHÉ IO SONO ROMENA, e di questo sono orgogliosa.
Mi chiamo Anghel Gabriela Florentina, ho 18 anni e non so ancora cosa farò in futuro ma voglio tutto: voglio lavorare a contatto con le persone o magari con il pubblico, voglio essere indipendente, voglio innamorarmi, voglio una famiglia come quella in cui sono cresciuta.
Mi chiamo Anghel Gabriela Florentina, mi piace la scuola, odio ancora fare le capriole e mi sporco sempre con le pizzette.
Sull’esperienza al liceo Vittorini di Gela: https://www.instagram.com/p/C5Ymgb9I1Ax/?igsh=MWE2cnJzamw0a3NxYw==
Per leggere l’articolo sulla Cheesecake Ballad, poesia di Eleonora Maggiolino e Martina Pizzardi: https://www.momentidiversi.com/post/the-cheesecake-ballad-quando-cucina-e-letteratura-si-incontrano
Per leggere l'articolo su "Lutto" di Denise Lo Presti: PoesieEmergenti Juniores: Lutto di Denise Lo Presti (momentidiversi.com)
Comments