“La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno…. si ricorda di accendere la luce”.
-Albus Silente, "Harry Potter e il prigioniero di Azkaban".
La prima volta che ho letto questa frase avevo 13 anni. Oggi ne ho 20 e continuo a non essere sicura di cosa J. K. Rowling, attraverso le parole di Silente, intendesse dire realmente.
Potranno sembrare domande trite e ritrite, banali quasi, ma interrogarsi su cosa sia la felicità e su come possa essere raggiunta non è scontato, soprattutto non in questo momento storico. Siamo in uno dei periodi più bui della storia: pandemie, guerre, terremoti, povertà e tanta morte. Io avevo 17 anni quando tutto è iniziato e come me tanti altri ragazzi hanno perso quelli che dovevano essere "gli anni più belli". Cosa potrebbe renderci felici, allora? La pace? La sicurezza che il covid sia solo un ricordo? La possibilità di recuperare gli anni persi? Sarebbe bellissimo, ma se un evento può portarci via la felicità un altro non può restituircela salda e intatta come prima. Alla fine di questa storia tutti noi avremo cicatrici profonde, ricordi indelebili di un periodo che sta segnando l'umanità intera. La disgrazia può piombarci addosso, ma la felicità è qualcosa che si conquista e credo che riuscire a trovare l'interruttore per accendere quella luce di cui parla Silente, in un luogo così buio, da soli, sia troppo difficile. Diviene, dunque, indispensabile avere qualcuno armato di fiammiferi al nostro fianco, che faccia luce e ci consenta di cercare. E se non incontrassimo mai nessuno che abbia dei fiammiferi? Allora ci si parla, si escogita un piano, ci si affida l’uno all'altro e si esplora insieme questo buio, fino a quando, tastando a tentoni le pareti, aggrappati gli uni agli altri per non cadere, non si trova l'interruttore. Non importa chi accenderà la luce. Il solo fatto di esserci riuscito darà speranza agli altri. “La solidal catena”, come la chiamava Leopardi, può davvero salvare delle vite. Perché abbiamo bisogno di aggrapparci alla speranza, all'idea che la felicità sia possibile anche nei tempi più bui, al fatto che per quanto ci si possa sentire soli, nel buio ci sarà sempre qualcun altro che cercherà quel benedetto interruttore insieme a noi, anche se l'oscurità ci impedisce di vederlo. E a chi, convinto di essere rimasto solo, si accuccia in un angolo e aspetta che le tenebre lo inghiottiscano, vorrei dire: io sono rimasta nel mio angolino per molto tempo. Ora qualcuno (qualcuno che l'interruttore l'ha trovato tempo fa e per non perderlo di nuovo, con tanta intelligenza e un pizzico di furbizia, ha disegnato una mappa per arrivarci) mi sta indicando la strada, e la prima tappa è proprio questa: scrivere. Il modo più efficace, esaustivo e naturale in cui riesco ad esprimermi. Le passioni possono essere tanto potenti da darci le energie per alzarci da quel cantuccio buio, solitario e tanto silenzioso nel quale ci siamo rifugiati e fare il primo passo verso l'interruttore della luce, tanto potenti da poter essere loro stesse quell’interruttore. Non lasciamo che le nostre passioni si spengano nel buio assieme a noi, perché potrebbero tirarcene fuori. Recuperiamole, ascoltiamole, coltiviamole e una volta che saranno cresciute lasciamo che ci trascinino, perché ci porteranno sempre e solo in luoghi in cui la luce non si spegne mai, perché saranno loro il lumino che farà luce sulla nostra strada e non ci perderemo mai più nel buio.
Grazie Ire.
Concordo in pieno con tutto quanto hai detto.
La felicità va conquistata e costruita e difesa con le mani, le unghie, i denti, cuore e anima.
E insieme è più facile. Quindi guardatevi, cercatevi,