MusiCatarsi nasce da un’idea di Adriana Cinardo, con la collaborazione di Irene Mascia: dare spazio a musicisti emergenti che credono fermamente in ciò che fanno e nella loro arte, indipendentemente dal genere in cui si rivedono. A partire da un testo musicale, un autore si racconta e racconta la propria musica. Oggi siamo in compagnia di Francesco Savini.

FRANCESCO SAVINI - FENOMENICA
Ti ricordi quando ho preso
La multa perché andavo troppo forte
Forse non l'ho detto
Come tante cose
Avrei voluto avere un attimo
Un attimo da buttare
Tanto chi se ne frega
Ci vediamo domani
E se penso a tutte le cose
Che avrei potuto rimandare
Mi sento come un cane
Ma che non abbaia
Perché non lo sa fare
Me lo insegnavi tu
Che non piangevi mai
Ma cosa sono i pranzi la domenica
Se a cucinare non sei tu?
Però quant'eri polemica
Se quando c'ero litigavo
E penso che in fondo eri fenomenica
Un po' come Robin Hood
Toglievi a te per dare a me
Per dare a te, per dare
Ti ricordi quando ho speso
Tutti i tuoi soldi in caramelle
Ch'erano care e belle
Forse non l'ho detto
Come troppe cose
Come un ti voglio bene
Come un "andiamo insieme"
Tanto chi se ne frega
Ci vediamo domani
Ma domani è troppo tardi
L'avrei voluto rimandare
Mi sento come un cane
Che abbaia forte
Perché poi l'ha imparato a fare
Me lo insegnavi tu
Che non piangevi mai
Ma cosa sono i pranzi la domenica
Se a cucinare non sei tu?
Però quanto eri polemica
Se quando c'ero litigavo
E penso che in fondo eri fenomenica
Un po' come Robin Hood
Toglievi a te per dare a me
Per dare a te, per dare
Un po' di forza a chi voleva dirti solo ciao
A chi voleva solo un po' di tempo
A chi voleva solo un po' di te
Ma cosa sono i pranzi la domenica
Se a cucinare non sei tu?
Però quanto eri polemica
Se quando c'ero litigavo
E penso che eri fenomenica
Un po' come Robin Hood
Toglievi a te per dare a me
Per dare a te, per dare
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Fenomenica racconta la perdita in un modo dolce e malinconico, tra il rimorso di non aver detto ciò che si poteva dire per chissà quale paura e la realizzazione lenta della nuova quotidianità macchiata di assenza. È un brano in cui tantissime persone possono ritrovarsi, è una vera e propria catarsi: l’autore ci dona il suo dolore per aiutare tutti noi altri ad affrontarlo meglio. E quindi gli abbiamo chiesto un paio di cose.

- Ciao! Presentati al pubblico di Momenti Diversi.
Ciao gente di Momenti Diversi, sono Francesco Savini, abruzzese ma vivo a Milano. Sono un musicista, scrivo canzoni, ma oggi, solo per voi, vestirò i panni dell’intervistato!
- A chi e a cosa ti ispiri per scrivere e comporre i tuoi brani?
A differenza di ciò che probabilmente si può immaginare, non mi ispiro a niente di così trascendentale: semplicemente alla vita di tutti i giorni, alle cose più strane che possono accadermi o a quelle che in realtà viviamo tutti indistintamente allo stesso modo. Osservo tanto ciò che mi circonda e se le cose che vediamo sono le stesse allora potreste ritrovarvi spesso in ciò che scrivo.
- Il tuo ultimo singolo si chiama Fenomenica. È chiaro che in questo brano parli della perdita di una persona molto cara. Qual è stato il motivo principale che ti ha dato la forza (perché per parlare di queste cose così intime e dolorose ci vuole coraggio) di scrivere di tua nonna?
Ma in realtà riguardo “Fenomenica” non c’è stato nulla che mi ha dato la forza di scriverla. È uscita fuori da sola, una sera. Non so, avevo bisogno di sfogarmi, di tirar fuori tutto ciò che provavo. È proprio questo il bello di scrivere canzoni: non sai mai quando ti capita di “trovare l’ispirazione”, la penna inizia a scrivere da sola e ti senti libero. E la magia è fatta.
- Mi ha colpito tanto un pezzo della canzone: «Forse non l'ho detto, come troppe cose, come un ti voglio bene, come un "andiamo insieme”. Tanto chi se ne frega, ci vediamo domani… Ma domani è troppo tardi, l'avrei voluto rimandare». Se dovessi dare un consiglio a una persona che ha vissuto la tua stessa situazione, cosa le diresti?
Direi che dire ad una persona “ti voglio bene” non rende deboli. Diciamolo più spesso.
- Se dovessi fare un confronto con il tuo primo singolo, Maratoneti, uscito nel 2020, cosa pensi sia cambiato?
Sono ovviamente due brani dalle tematiche e sonorità distinte, ma pensi che ci sia stato un cambiamento nello stile compositivo di Francesco?
Rispetto a “Maratoneti” sono cambiate tantissime cose, soprattutto io. Sono una persona diversa e il mio stile compositivo si è evoluto insieme a me. Mi piace essere tante cose e scrivere è ciò che mi rende libero e sicuro di potermi sentire me stesso, quindi non c’è una vera e propria regola nella scrittura delle mie canzoni.
- Salutiamoci con un’ultima domanda: qual è la tua più grande aspirazione per il futuro?
Ah, se solo penso al futuro mi cago sotto. Quindi preferisco non aspirare!
- Ci sta, comprensibilissimo. Grazie mille per quest’intervista. Ad maiora e a presto!
Ciao ragazzi! A presto!
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