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Poesie Emergenti: Chiara Vanini

Immagine del redattore: Irene MasciaIrene Mascia

Dalla forte armatura

non mostrava le sue ombre

non conosceva sconfitta e fallimento.

La scambiavano per arroganza,

ma era solo voglia prepotente di volercela fare

Voglia di guardare il panorama oltre il confine dei propri limiti

Oltre a quel mare di nebbia sull'orlo delle montagne

Affacciato sull'abisso,

sbalzo nel vuoto

sublimi vertigini.

Come un' aquila spiccó il volo

alta nel cielo.

Chiara Vanini



Foto scelta dall’autrice.
 
Due parole dell’autrice....

Sono Chiara Vanini, ragazza dall'animo ribelle a tutto ciò che non è eccezione. Ho sete di avventure e libertà e la mia più grande passione é la natura, fonte di pura bellezza. Scrivo per concretizzare i miei sogni astratti e dar luce alle emozioni. Questa è poesia dedicata a una persona a me cara. E quando si dice che l'apparenza inganna, é il caso suo.

Una persona che in un grande momento di debolezza ha dimostrato la sua forza e ha lottato con la sua spessa e luccicante armatura. Come un guerriero sceso in battaglia in prima linea contro un nemico invadente. Ma nulla é perduto.

Non si arrese e sospeso in bilico nel vuoto, aprí le ali per ritornare a volare tra le sue montagne, come un'aquila.


 

Una poesia Romantica, e nel vero senso del termine: scavalca la dimensione scolastica del limite e cerca di immergersi nella natura. Questo è ciò che ci propone Chiara Vanini, un ritratto con i colori della vertigine, del senso del vuoto, che si riallaccia in un’ottica di sublime ottocentesco, di paura mista a grandezza; lo spazio in cui è ambientata sembra non finire mai, si amplia a dismisura, e ad un certo punto non si comprende più cosa sia reale e cosa metafora. Il protagonista dell’opera diventa, come nel celebre Viandante su un Mare di Nebbia citato nella lirica, corrispettivo del lettore stesso; le due immagini sembrano fondersi, il senso di incertezza è lo stesso, ma negli ultimi versi qualcosa cambia. Non più immobilità da sublime, non più spavento né tantomeno fiati mozzati al punto da non poter spiccare il volo; come un’aquila, il protagonista si lancia e va. Lo spazio infinito diventa una casa reale, un filo conduttore con la vita.

Ed il resto, probabilmente, è un’altra storia.

Irene Mascia





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