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Poesie Emergenti: Condannati ad Essere Se Stessi di Maria Romanelli


CONDANNATI AD ESSERE SE STESSI

è sempre difficiLe aprire gli occhi

quando si vogliono tener chiusi,

e continuare a schivare

le Incongruenze della vita

quando ci si vorrebbe emancipare

ma non si ha il coraggio o la voglia di volare.

ti chiama la liBertà

la cui Eco regala indipendenza alla tua mente

curiosa; schiavizzata dall’omologazione

che ti ricatta con il terRore della

solitudine. rinneghi la tua

origInalità e dimentichi chi sei,

per fAr felice gli “aMici” che

vogliono trasfOrmarti

nell’automa Che

tu non seI.

Maria Romanelli


Dipinto dell’autrice.

Biografia

Maria Romanelli, nata il 24 ottobre 2001, vive in Toscana.

All’età di 13 anni ha pubblicato un romanzo intitolato “Gemelli Diversi: l’adolescenza vissuta da due differenti punti di vista”.

Adesso studia per diventare Dietista, ma non ha abbandonato il sogno di diventare scrittrice.

Sulla poesia…

Questa poesia, intitolata “Condannati ad essere se stessi”, denuncia l’ignoranza e la cattiveria dei bulli in cui l’autrice si è imbattuta, i quali hanno paura di chi ha il coraggio di pensare con la propria testa.

La poesia è dedicata alle poche amicizie dell’autrice, che poi si sono rivelate delle “fregature”, perché queste persone hanno preferito rinunciare alla propria indipendenza per donarla ai bulli, poiché erano persone deboli, che avevano paura di esser presi in giro e che non avevano la forza di essere se stessi.

Con il grido “LIBERIAMOCI”, l’autrice vorrebbe dire, a chi si lascia comandare dai bulli, di non aver paura ad esprimere le proprie idee e a non cadere nel conformismo, perché, in questo modo non si aiutano i bulli a crescere, ma si fa credere loro che sia giusto sconfiggere le proprie paure incutendo terrore negli altri; quando in realtà, questo è un atteggiamento immaturo e vile.


 

Il mio primo pensiero, appena vista di sguincio la struttura poetica scelta dall’autrice, è stato ”questa ragazza è impazzita”.

Non riuscivo a comprendere le lettere maiuscole che sembravano posizionate casualmente, in posizione enfatica, distinguendosi addirittura dalle strutture grammaticali classiche (come, ad esempio, la prima lettera dopo un punto); ma al termine della poesia, proprio questa pazzia grammaticale è stata il suo punto di forza.

E così la poesia sembra avere due titoli contrapposti. Il primo, posto in alto, “condannati ad essere se stessi”; il secondo, sparso tra i versi, l’invito a liberarsi. Due condizioni rivolte ai due margini della poesia: i destinatari e i bulli, gli oppressi e gli oppressori.

Regala loro due voci distinte, per poi colorarle con un dipinto stesso dell’autrice: una donna di profilo, un’esplosione di colori che sceglie come sfondo una tunica nera. I due estremi si congiungono; la poesia può essere riletta.

Irene Mascia


 

Puoi inviare una mail all’autrice: mariaroma2001@gmail.com


…oppure puoi seguirla su Instagram:


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