Pensami
Anche se non c'è niente da riflettere
Anche se non c'è niente da aggiungere
Nella trama di questo film
Incomprensibili gli attimi
Speciali ma molto volubili
Momenti di sesso, volatili
Che sprigionano energia
Abbracciami, anche quando non vuoi
Amami, anche se i pensieri tuoi
Sono spesso diversi dai miei
Lo squilibrio del percorso
Ci ha reso comunque stabili
A lungo andare, ogni passo
È sempre un'esperienza in più
E si da troppo conto alla ragione
Ma poi si perdono
I sentimenti
Pensami
Dall'acqua con il suo riflesso
Da cui appare in modo stupido
Il vuoto di inutilità
A perdifiato corriamo via
Per non avere tanti limiti
A rallentarci già ci pensano
Gli attimi di una prigionia
Tu scappi dalle cose che vuoi
Dall'inferno in mezzo a noi
Per la grande sfiducia che c'è
Tra me e te
Fabio Presti
Rime imperfette ed enjambements fanno da cornice a una dedica delicata e al contempo forte, un susseguirsi di sei strofe irregolari che alternano gruppi cospicui di versi all'unico imperativo incorniciato dal bianco di tutto il resto: pensami.
Questo il titolo della poesia di Fabio Presti, ripetuto religiosamente a metà componimento quasi a spaccarlo in due, identificando due metà perfettamente coerenti e conseguenti.
Non c'è nulla di razionale nell'amore, e l'autore lo sa; e chiarisce da subito che non c'è niente da riflettere, che l'amore altro non è che esplosioni di energia pur nella loro fugacità, che la storia va a dispiegarsi - appunto - tra rime imperfette ed enjambements, imperativi controbilanciati dagli anche se. Sono proprio questi "se" a generare la patina di razionalità che si oppone alle volontà dell'autore stesso; che non può fare altro che cogliere l'occasione, incorniciare tutto nella forma della poesia, che storicamente è il connubio perfetto tra l'irrazionalità dell'ispirazione e la razionalità della forma, e cristallizzare tutto in un titolo che è sia strofa che divisore: pensami. Usa tutti i tuoi "se" per parlare di me.
Nella seconda parte del componimento, la tensione sembra sciogliersi, scorrono veloci le immagini di una fuga; ma da cos'è che si fugge? Nel verso finale, che richiama i due protagonisti di quest'opera di Fabio Presti, quale silenzio è nascosto dietro quella congiunzione e?
recensione a cura di Irene Mascia
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