nano-racconto inedito
“Stasera usciamo?”
“No, stasera ho quell’appuntamento al buio con quel ragazzo conosciuto su Tinder”.
Quando Michela lesse la risposta di Giulia si incupì. Era almeno la decima volta in due mesi che succedeva. Da quando era stata tradita dal suo ex, non sembrava più trovare pace: cercava sempre un calore introvabile tra le braccia di uomini conosciuti online, o per sbaglio al supermercato, o in quei posti che lei frequentava appositamente. Michela glielo lasciava fare, perché immaginava come potesse sentirsi; anche lei aveva rotto con l’uomo che credeva avrebbe sposato, e sapeva che svegliarsi da sola la mattina era il dolore più grande. Ma quella volta era diverso.
“C’è un serial killer in giro”, messaggiò nervosamente, “fai attenzione” inviò. Rifletté. “Più del dovuto” sottolineò.
“Io sono sempre attenta” ricevette come risposta.
Ed era così: quel paesino di poche anime era infatti stato sconvolto, nella settimana più recente, da una serie di omicidi senza senso. Nessuna delle vittime aveva correlazione con le altre, nessuno si conosceva, se non quel poco che consente a tutti gli abitanti delle piccole cittadine di conoscersi senza conoscersi affatto. Tutti i corpi erano stati trovati in posti diversi, ciascuno di loro senza mani- e proprio quel dettaglio contribuiva ad alimentare la tesi che ci fosse un fattore comune, un “serial killer in circolazione”. Ormai tutti avevano chiuso le porte, aggiunto infissi alle case, qualcuno si era trasferito, di certo nessuno accettava inviti da sconosciuti online. Tranne Giulia. Da quando lo stronzo se ne era andato abitava da sola, ed aveva fatto le ossa: sapeva come reagire al pericolo, con il fucile da caccia di suo nonno nascosto dietro il letto, lo spray al peperoncino sempre in tasca e le zone in casa sua che aveva progettato per nascondersi. Tutte le notti chiudeva a chiave la porta e metteva il lucchetto alle finestre che non aveva ancora sbarrato. Si sentiva al sicuro tra le sue stanze.
“Dove ci vediamo?” le scrisse Davide su Tinder.
“A casa mia”, indicò prontamente. Lì era sempre tranquilla, inattaccabile. “Fai attenzione al serial killer” digitò tra faccine ridenti.
“E se fossi io?” rispose Davide. Giulia riusciva a sentire la voce di Michela: “ti metti in situazioni pericolose solo per un po’ di sesso”, le aveva detto l’ultima volta. La scacciò via. Davide stava palesemente scherzando, perché un assassino non avrebbe mai fatto una battuta del genere. Inviò altre emoticon che ridevano.
Davide era di bell’aspetto. Alto, moro, occhi azzurri ed un mazzo di fiori tra le mani. Giulia lo accolse calorosamente, stringendogli la mano come si fa con gli ospiti o i candidati ad un colloquio di lavoro e invitandolo prontamente a sedersi. Aveva apparecchiato per due con una tovaglia in pizzo rosso e una candela al centro; dalla cucina l’odore di una cena a base di pesce si faceva forte ed il vino bianco era accanto i due calici sollevati. La ragazza, con un gran sorriso, gli indicò la bottiglia e gli fece segno di servirsi. “Oh, sono astemio” ammise Davide, guardando da un’altra parte. “C’è dell’acqua?” chiese pimpante.
Giulia era un po’ affranta ma non si scompose. “Vado a prenderla” sbuffò, e si incamminò verso il ripostiglio dietro la cucina. Quell’uomo le sembrava tranquillo, tutto sommato un tipo okay. Era addirittura astemio. Forse poteva anche abbandonare il fedele spray al peperoncino...
Ma mentre si chinava a raccogliere una bottiglia d’acqua nel ripostiglio, un urlo la bloccò. Era disperato, profondo, maschile. Era Davide.
Dimenticò l’acqua ed aprì il cassetto dei coltelli. Senza scegliere, ne prese uno e si precipitò in sala da pranzo gridando “che succede?”
L’uomo tremava, inginocchiato a terra con la porta del freezer spalancata. Aveva provato a cercare dell’acqua.
Accanto a lui c’erano delle mani mozzate, le stesse che riempivano tutti gli scaffali e scompartimenti e che sembravano lottare per cadere, per abbracciare ancora gli scorci di vita cui erano state strappate e che non potevano più toccare...
La preoccupazione di Giulia svanì. Davide era un rammollito.
“Mi dispiace”, sussurrò. “Non avresti dovuto vederle”.
“Ora dritta su quello stronzo del mio ex”, pensava. Non vedeva l’ora di carezzargli quelle mani che aveva già usato per toccare altre che non fossero lei. Non vedeva l’ora di farlo figurare in un numero di vittime di cui lui poteva occupare solo mezza riga di giornale. Sarebbe stato uno dei tanti. Esattamente come lei per lui.
Mentre lavava via dalle dita il sangue di Davide si sentì davvero potente. Lo guardò a terra.
Stavolta era lei a decidere.
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