Ciao a tutt* :)
Questo è il ventiduesimo articolo della rubrica “Tempesta del Pensiero” all’interno del blog Momenti DiVersi.
Dopo mesi di silenzio, la mia vena artistica è riemersa dall’intorpidimento in cui era stata incatenata dalle particolari circostanze che hanno caratterizzato questo periodo turbolento della mia vita: con il conseguimento della laurea in Dietistica mi sono ritrovata, per la prima volta, a non dover considerare unicamente l’alternativa di proseguire gli studi, ben conscia che oggigiorno si parla sempre più di “apprendimento continuo”, ma anche quello di trovare lavoro con l’obiettivo di condividere con gli altri le mie conoscenze mettendole in pratica nella realtà, acquisendone altre attraverso modalità di apprendimento diverse rispetto a quelle diffuse tra i banchi di scuola.
Riflettendo su quanto mi è accaduto fino ad oggi, mi sono resa conto che sono passati quasi dieci anni dal momento in cui ho scelto di iscrivermi alla scuola superiore: in quel frangente tutto avrei pensato tranne che un giorno sarei diventata Dietista, perché mi ero posta degli obiettivi completamente estranei alla mia presente realtà.
Quindi, ho riflettuto in merito alle sofferenze patite nel diventare consapevole di aver commesso scelte sbagliate in merito ai miei studi; e alla grande fatica provata nel dover apportare tante modifiche nella mia vita; scoprendomi oggi piacevolmente soddisfatta di aver avuto l’umiltà di non perseguire un sogno che non mi apparteneva più, e la determinazione di cambiare per ritornare ad essere quella Maria che ero sempre stata, la quale; altrimenti, avrebbe rischiato di compromettere il proprio futuro e di perdersi completamente.
Credo di star descrivendo una situazione comune a molti, la quale è stata magistralmente narrata da illustri scrittori in meravigliosi romanzi; uno dei quali è “Quo vadis? Romanzo dei tempi di Nerone” scritto da Henryk Sienkiewicz.
La vicenda è ambientata nella Roma imperiale, soffocata dalla tirannide di Nerone. In questo periodo storico, il cristianesimo, religione dall’ideologia contrapposta al paganesimo in vigore nell’Impero Romano, prese il sopravvento e venne percepito da Nerone come una minaccia, tanto da trovare nei cristiani i capri espiatori dell’incendio che scoppiò nell’antica città di Roma nel 64 d.C., nella speranza di sopprimere tale credo eliminando fisicamente coloro i quali professavano tale religione e soffocando questa ideologia negli eventuali superstiti.
In questa cornice di eventi storici realmente accaduti, si delineano le vicende dei due protagonisti: Marco Vinicio, un patrizio romano, e Ligia, figlia del re dei Ligi, la quale viene condotta come ostaggio a Roma, dove cresce sotto la protezione di un ex tribuno e della moglie di fede cristiana.
Disposto a tutto pur di “possedere” Ligia, terminologia intesa integralmente nel suo tribale significato, Marco Vinicio acconsente all’allontanamento forzato di Ligia dalla famiglia che l’ha accolta e trattata come fosse stata una figlia biologica, per congiungerla a sé, e in un primo approccio, Marco Vinicio tenta di abusare di lei. Spaventata dal trattamento riservatole dal giovane, Ligia scappa, aiutata dai suoi correligionari.
Questo romanzo rende quella che può sembrare una banale e melensa storia d’amore un groviglio intricato di emozioni in cui tutti possiamo sentirci coinvolti, interpretando questa vicenda attraverso vari filtri di lettura.
Indipendentemente dal fatto che, nel contesto del romanzo, Ligia sia la paladina di una specifica ideologia, questa è il simbolo dei sognatori e degli innovatori, che difendono i propri ideali nonostante questi attirino l’avversione dalle masse, rappresentate sia dal popolo che dagli stessi capi politici, dimostrando che ogni essere umano può diventare preda della paura, del sospetto e del pregiudizio nati dall’ignoranza nei confronti di tutto ciò che è nuovo. Da qui si capisce che è più facile e comodo distruggere ciò che non si comprende, piuttosto che impegnarsi ad acquisire conoscenze in merito alle questioni precedentemente ignorate, così che possa prendere vita un’opinione personale basata su informazioni veritiere e ragionamenti logici, senza aver subito l’influenza di menzogne infondate. Inoltre, attraverso la sua lotta non-violenta, Ligia dimostra di disporre di molta forza ed intelligenza, in quanto non manca di rispetto a coloro che la pensano diversamente da lei, e non necessita di compiere soprusi per far sì che il proprio pensiero e il proprio volere prevarichino su quelli degli altri, diventando messaggera di un potente inno alla tolleranza.
Accanto a questa sua superiorità spirituale che ci spinge ad ammirarla, ciò che la rende umana, quindi vicina a noi lettori, e per questo degna del nostro affetto, è il fatto che dispone di ulteriore spirito critico per mettersi in discussione. L’amore che prova per Marco Vinicio, nonostante le violenze da lui subite, non la rende frivola, perché non si concede come se niente fosse; anzi, questo forte sentimento provato verso di lui si contrappone all’altro sentimento, altrettanto potente, avvertito nei confronti dell’ideale in cui crede, determinando l’insorgenza di un aspro conflitto con se stessa.
Marco Vinicio è vittima dello stesso dilemma interiore: mano a mano che diventa più consapevole dell’amore provato per Ligia, si ritrova a dover esercitare il proprio spirito critico sugli usi e costumi che ha messo in pratica da sempre, scoprendo che entrare in contatto con ciò che è diverso rappresenta un’opportunità per aprire la mente e raggiungere un grado di ragionevolezza tale da poter emettere dei giudizi liberi da qualsiasi forma di obnubilamento imposta dalla paura di andare contro-
corrente, oppure dalla placida pigrizia che conduce ad abbandonarsi all’ignoranza.
Mettendo in discussione i suoi usi e costumi, il suo agire e il suo modo di pensare, Marco Vinicio scuote il proprio essere a partire dalle fondamenta, e approda ad una rivoluzione interiore che lo porta ad intraprendere dei cambiamenti per il bene di sé, ma anche del prossimo.
Così, Ligia e Marco Vinicio si fanno portavoce di valori morali che stanno alla base dell’essere cittadini: l’aspirazione di ogni cittadino dovrebbe essere quella di raggiungere la pace, senza desiderare di prevaricare sugli altri. Attraverso la comunicazione chiara e comprensibile, dovrebbero essere espressi i vari punti di vista, per permettere a tutti di venire a conoscenza di ciò che esiste al di fuori di sé, che quindi risulta necessariamente diverso, ma non per questo minaccioso. La conoscenza permette di capire il mondo intorno a noi, e quindi noi in relazione con il mondo, e noi in relazione con noi stessi. Attraverso questi passaggi potranno essere formulati pensieri e potranno essere adottati valori che ci ispireranno a dare sempre il meglio di noi per il bene comune. Portare avanti irreprensibilmente una linea di
pensiero non è l’unica cosa giusta da fare, e cambiare idea non è da imputarsi una colpa o una debolezza: è inutile ostinarsi a perpetuare determinati comportamenti qualora questi fossero fonte di insoddisfazioni; mentre è costruttivo considerare i cambiamenti come stimoli per migliorare. Dunque, è lecito guardarsi intorno, fare dei tentativi e a volte sbagliare, anche se il prezzo da pagare può essere alto: ciò che è importante è imparare dalle esperienze, perfino qualora fossero errori, per diventare più consapevoli di sé e rivalutarsi.
Con questo consiglio di lettura e questi spunti di riflessione vi lascio, nella speranza che il mio articolo abbia suscitato in voi interesse e curiosità.
Alla prossima!
Maria Romanelli
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