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THE CHEESECAKE BALLAD Quando cucina e letteratura si incontrano



Cucina e letteratura. Letteratura e cucina.

Ad una rapida riflessione queste due parole poste vicine possono apparire un paradosso, un “ossimoro”, per usare il nome di una figura retorica che vede l’accostamento di due parole dal significato opposto. Ma non è questo il caso, e due ragazze del liceo scientifico e linguistico “Elio Vittorini” di Gela l’hanno dimostrato.

Come? Scrivendo una “Cheesecake Ballad”, la Ballata della Cheesecake.



Una rivisitazione della ballata scozzese del XIII secolo “Lord Randall”, catalogata nelle “Child Ballads”, ritratto perfetto della ballata medievale, che prevedeva la ripetizione degli stessi versi ad ogni strofa per facilitare i poeti nella memorizzazione ed esposizione orale nelle piazze.

Nella “Cheesecake Ballad”, per fortuna, non si parla di anguille avvelenate come nel caso del povero Randall, tratto in inganno dalla sua amata, ma si illustra minuziosamente la preparazione della cheesecake al forno. Tuttavia, resta fedele allo schema metrico della ballata precedentemente menzionata attraverso la ripetizione del verso “sure, give me a minute and it will be done” (“certamente, dammi un minuto e sarà pronta”) alla fine di ogni strofa.



THE CHEESECAKE BALLAD

What are you in the mood for today, my dear one?
I’d really like something sweet
and maybe a little fruity to eat
sure, give me a minute and it will be done

Would you like cheesecake, my dear one?
Yes, it would be perfect
a choice I highly respect
sure, give me a minute and it will be done

Which are the ingredients, my dear one?
you’ll need biscuits, cream cheese and butter
also raspberries which reminds me of summer
sure, give me a minute and it will be done

Where do I start, my dear one?
smash the biscuits as hard as you can
and then melt the butter in a very big pan
sure, give me a minute and it will be done

What’s the next step, my dear one?
mix cream cheese and sugar
but beware of the hot cooker
sure, give me a minute and it will be done

So what do I do now, my dear one?
just pour the cheese cream on the biscuit base
and cover it with the raspberry glaze
sure give me a minute and it will be done

Go on and eat it, do you like it, my dear one?
that’s delightful, give it a try
I’m sure you cannot deny
sure, give me a minute and it will be done
Eleonora Maggiolino
Martina Pizzardi
III A, Liceo Linguistico “Elio Vittorini” di Gela

È davvero lodevole come due ragazze del terzo anno di liceo siano riuscite ad usare in maniera pratica le conoscenze maturate dallo studio della letteratura inglese. Studio che si rivela cosciente, profondamente interiorizzato, che rifiuta qualsiasi forma di apprendimento vuoto e metodico che mira alla mera valutazione esterna da parte di un docente.

Qui c’è passione, c’è vita, c’è voglia di espressione attiva, la voglia di tutti i giovani di far sentire la propria voce, al contrario di ciò che molti “adulti” credono e affermano. Questa è l’immagine che bisogna condividere più spesso, quella di giovani vivi, che non si fanno spegnere dalle luci dei propri cellulari, dei giovani che si rifiutano di essere automi, fotocopie di fotocopie, rotelle di un ingranaggio qualsiasi, ennesimo mattone di un muro che tende a separare, a tracciare un’invisibile linea di demarcazione tra generazioni che hanno calcato tempi diversi ma che, alla fine, restano sempre le stesse.

A dimostrazione di ciò, in seguito due pagine del giornale cartaceo “Il Nuovo Politecnico del Vittorini”, giornale del liceo che vuole omaggiare Elio Vittorini prendendo in prestito il nome della rivista di politica e cultura da lui creato nel 1947, in cui è stata pubblicata anche la Cheesecake Ballad.




Curato dalle prof Eliana Casano, Francesca Scicolone e Germana Impellizzeri con la partecipazione di tutti i docenti e gli alunni del liceo "Elio Vittorini"

Questa non è però l’unica ragione per cui questa ballad è stata resa pubblica.

Ce n’è una più drammatica, tragica, che lascia senza parole e fa sentire impotenti davanti al crudele destino.

Una delle due autrici, Eleonora, è scomparsa due mesi fa. La scorsa estate si era sottoposta a un trapianto di midollo osseo dopo aver scoperto di essere affetta da leucemia. Sembrava andasse tutto bene, finché non ha contratto il covid, che ha reso il suo corpo ancora più fragile di quanto non lo fosse già. Aveva diciassette anni. DICIASSETTE ANNI.

Io non conoscevo Eleonora, ed è per questo che non mi sento di scrivere nulla riguardo la sua storia. Non voglio cadere nella retorica più smielata, che non avrebbe il minimo rispetto nei confronti di chi Eleonora l’ha conosciuta e soffre ogni giorno per la sua perdita.

Tuttavia, dopo essere venuta a conoscenza della tragica notizia, ho avuto un motivo in più per scrivere quest’articolo, il cui obiettivo principale, lo ripeto e ci tengo a puntualizzarlo, è quello di far risaltare il talento di Martina ed Eleonora. Ma non potevo esimermi dal ricordare una ragazza i cui sogni sono stati stroncati troppo presto. Potevo essere io, poteva essere chiunque di noi.

Non possiamo opporci alla morte, ma possiamo decidere come reagire ad essa, e il ricordo è uno dei modi migliori per suggellare l’immagine della persona scomparsa e garantirle l’immortalità. D’altronde, come diceva Khalil Gibran: “Il ricordo è un modo d’incontrarsi”, con questo spirito è stato scritto quest’articolo e con tale scopo sono stati piantati due pini nel cortile della scuola e affissa una targhetta su cui è stata incisa una poesia dedicata ad Eleonora dalle compagne:



In sua memoria,

la Dirigente prof.ssa Angela Tuccio

le insegnanti di lingua inglese prof.ssa Impellizzeri

e prof.ssa Higgans,

nonché l’intero consiglio di classe della IV A linguistico


Adriana Cinardo




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