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Immagine del redattoreIrene Mascia

Dieci uomini da evitare... Ah, solo dieci? - Lo chiediamo a Miriam Ragni

Chi frequenta questo blog da un po’ di tempo conosce già Miriam Ragni, autrice del romanzo Cose che Non ti Aspetti. È stata a tutti gli effetti una delle mie primissime collaborazioni; la intervistai a proposito della sua opera, scritta e pubblicata quando aveva solo 16 anni.

Già nell’intervista mi rivelò di star lavorando ad un “catalogo di uomini da evitare” e sulle prime rimasi un po’ perplessa...


Pensai subito al greco Semonide e al suo catalogo delle donne! Nel suo giambo, infatti, il più lungo a noi giunto di sua paternità, ogni “esemplare” di sesso femminile viene paragonato ad un animale, l’uno più spregevole dell’altro; l’unica donna auspicabile è invece la donna ape, attenta e laboriosa.

Naturalmente, ad oggi tutti noi lo definiamo un grande misogino. Ma meglio non divagare.


Fatto sta che Miriam, con la quale nel frattempo stringo anche un’amicizia virtuale, pubblica il suo catalogo con la casa editrice Cherry Publishing. Nemmeno questa CE è estranea a Momenti DiVersi: il primo romanzo che lessi in collaborazione con un’autrice emergente era proprio edito Cherry. Comunque, l’autrice me lo spedisce ed io, dopo un po’, mi cimento nella lettura... E da subito qualcosa mi colpisce.


Il libro, infatti, a dispetto del titolo, non è un manuale sugli uomini da evitare. Certo, ci sono perfino i riferimenti agli animali, proprio alla Semonide, e tutti i capitoli hanno una struttura fissa che rimanda proprio all’idea del catalogo...

Eppure, il libro è solo un ironico racconto autobiografico che si pone come monito universale contro le relazioni tossiche- con uomini o donne, non ha importanza. Una penna pungente e un’ironia spiccata lo portano ad essere a metà tra il romanzo e lo pseudo-saggio, un libretto che, pur nella sua linea umoristica, tocca anche temi importanti come la comunicazione di coppia, la scoperta del piacere femminile, e soprattutto l’amore per se stessi.



La storia che più mi ha colpito è stata quella dell’uomo bonobo... Descritto come il classico “cervello nelle mutande“, non scade nel cliché del ninfomane disinteressato che troppo spesso si trova in film, serie tv, perfino romanzi anche di spessore; è semplicemente un uomo “conosciuto per il modo in cui fa sesso” che però “ha prestazione scadente” dal momento che non prova nemmeno ad ascoltare la partner. Un racconto volto a far ridere, ma che inevitabilmente fa anche riflettere.

Se è vero che il sesso è un tabù, il piacere femminile nello specifico lo è ancor di più. Quante ragazze hanno vergogna nel parlarne perfino nei momenti di intimità? Tutto questo perché la società ci ha improntate verso una visione paternalistica anche di un momento che dovrebbe essere condiviso, di unità, non un semplice “accontentarsi”. Ma in fondo la persona che sa come toccarti non esiste, se prima non glielo spieghi tu. Mi dice Miriam quando lo sottolineo: “Molti sono sempre incentrati solo su se stessi e ci fanno sentire sbagliate o un oggetto su quel punto di vista. Direi che più di educazione sessuale sia meglio parlare di comunicazione tra partner perché, come scrivo anche nel mio libro, proprio quella è fondamentale per capire e farsi capire anche da quel punto di vista.”

E questa, per me, è un’ottima morale corrispettiva della vera morale del libro... Perché probabilmente non esistono davvero dieci uomini fisso da evitare, ma solo diversi modi per imparare ad amare se stess*. E questo è il messaggio più importante che si potesse lanciare.


Ultima considerazione che faccio prima di passarle definitivamente la parola è il salto di qualità incredibile fatto dalla scrittura rispetto al primo romanzo. Ed è proprio questa la cosa che faccio subito notare alla giovane autrice...


 

-Ciao Miriam e grazie per avermi spedito una copia del tuo libro! Dopo aver letto il tuo primo romanzo, non ti nego che questa lettura mi abbia lasciato “sconvolta” sin dalle prime pagine. Non solo è cambiato il tuo stile di scrittura, ma la maturità si avverte anche nei contenuti, nel sistema di trattazione, nella struttura. Personalmente, come ti senti in rapporto alla Miriam di “Cose che non ti aspetti”?


Ciao Irene e grazie per l’intervista, è sempre un piacere parlare con te. Mi sento totalmente cambiata ma in meglio, la Miriam di “Cose che non ti aspetti” era un’inguaribile romantica che non aveva altro se non la voglia smisurata di amare, questo può portare tra le braccia di uomini sbagliati senza che ci se ne renda conto... Ed è proprio quello che è successo a me. Ora mi sento totalmente un’altra persona perché ho imparato ad amarmi ed apprezzarmi ma, soprattutto, a fuggire da uomini o situazioni che mi fanno sentire fuori posto o sbagliata e tirano fuori il peggio di me.





So che molti ti hanno accusata di odiare gli uomini... Come ti rapporti alla critica? Hai qualche situazione da raccontare in merito?


Le critiche non mi scalfiscono più di tanto. Certo, inizialmente ci rimango un po’ male ma, ovviamente, il mio libro non può piacere a tutti. C’è stato un episodio abbastanza buffo: ho trovato, grazie ad una mia compaesana che mi ha girato il post, una foto con la copertina del mio libro su una pagina totalmente maschilista con scritto: “se scrivi un libro del genere il caso umano sei tu”. Mi sono subito difesa nei commenti capendo che la pagina in questione non aveva nemmeno letto il contenuto del libro e si era fermata semplicemente al titolo giudicandolo. Quindi, commenti simili me li lascio scivolare addosso come se nulla fosse perché non vale nemmeno la pena prendersela. Dopo il mio commento, ovviamente, hanno cancellato il post.


-Come nasce il libro? Hai scritto le tue esperienze di volta in volta, oppure il tuo è stato un progetto organico completato in un certo periodo di tempo?


Nasce dopo un anno che meditavo di scriverlo ma non ho mai avuto tempo per via degli esami. Una volta terminato il mio ultimo anno di scienze pedagogiche, in due settimane, mi sono messa sotto e l’ho iniziato e terminato.

-Quale personaggio ti sei divertita di più a scrivere?


Sinceramente nessuno. Ogni personaggio che scrivevo e di cui ricordavo la disastrosa esperienza, faceva salire in me una rabbia repressa e quindi, questo libro, mi è servito anche per uno sfogo personale.

Ho una domanda quasi da gossip ma che non posso fare a meno di porti! Le persone di cui hai parlato nella tua opera, seppur nascoste dai nomi dei personaggi dell’Iliade, si sono riconosciute? Come ti sentiresti se succedesse?


Non credo che nessuno si sia riconosciuto anche perché non sono tipi da lettura ma ti confesso che in fondo mi piacerebbe che qualcuno si riconoscesse perché secondo me, in questo caso, il detto “la penna ferisce più della spada” è più che azzeccato… avrei la mia sorta di rivincita.

-Può il tuo libro essere d’aiuto anche agli uomini? In che modo?


Può essere un aiuto per uomini di mentalità aperta che non si sentano offesi già leggendo le prime righe. Secondo me, può essere utile anche per loro per individuare comportamenti che non vanno bene e, eventualmente, migliorarsi.

-L’autoironia è il tuo forte, ma anche la penna tagliente si inserisce tra le tue migliori qualità. Inoltre, il mantenere uno schema fisso per ogni persona analizzata aiuta a tenere alta l’attenzione- per non parlare delle esperienze personali, che arricchiscono il “manuale” e lo fanno sapere di autenticità. Come hai scelto l’animale per ogni caso? Su che criterio ti sei basata?


Quando mi è venuta l’idea di paragonare gli uomini agli animali è partita una ricerca su di loro ed i loro comportamenti ed è grazie ad essa che ho potuto abbinarli agli uomini.

-Hai un messaggio da lanciare a chi ci sta leggendo?


Certo, come scrivo nel libro è importante amare se stesse prima di chiunque altro. Non bisogna mai permettere a nessuno di intaccare la nostra autostima e la nostra dignità perché noi valiamo e tanto. Quindi è importante in amore non accontentarsi mai e capire cosa si cerca e cosa si vuole. Chi ci fa sentire sbagliate è subito da scartare senza guardarsi indietro.

-Quali sono i tuoi piani futuri? Continuerai a scrivere?


Sì, ho già qualcosa che bolle in pentola: sto riscrivendo il mio primo romanzo perché, ovviamente, essendo il racconto di una ragazza sedicenne, la scrittura è un po’ acerba e la storia andrebbe allungata ed è proprio quello che sto facendo.

-Un saluto a te, Miriam, ed anche a Nicolas (l’uomo che sta per sposare, ndr)! Vi auguro davvero il meglio.


Grazie mille e grazie per la bella intervista. Alla prossima!

 

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